Il progetto prevede il riuso un di un ex laboratorio di panificazione al piano terra di un edificio residenziale anni ’40 nel quartiere Acquabella. Il complesso, precedentemente collegato al panificio affacciato sul fronte principale del palazzo, è composto da una sequenza di tre volumi connessi fra loro, con nature e qualità spaziali differenti.
Un volume lungo con un unico ambiente a doppia altezza collegato ad una stanza interrata, aperto con ampie vetrate verso il cortile condominiale dal quale è accessibile.
Una “casetta” di un piano con tetto a falda, un parallelogramma con il lato corto adiacente al primo volume ed annesso un interrato che è la proiezione della pianta.
Un giardino concluso, definito da alti muri, accessibile dal cortile e dalla casetta che si affaccia completamente su di esso e abitato da venticinque anni da una tartaruga.
La natura composita dell’esistente fatta di elementi singoli ma connessi, di sequenze frammentate ma legate ad un insieme, ha informato il progetto sia come strategia di trasformazione sia come processo. L’iter durato quattro anni si è sviluppato in diversi momenti, attraversando inoltre la pandemia, con una lunga fase di cantiere che ha svelato nuove condizioni e possibilità, aprendo il progetto.
L’intervento opera attraverso una serie di addizioni e sottrazioni, producendo un articolato sistema di ambienti che non altera le qualità volumetriche e tipologiche dell’esistente. Il riuso prevede la trasformazione in una residenza e studio d’artista, in cui l’occupazione degli spazi sia fluida, senza gerarchie prefissate e con la possibilità di adattamento nel tempo.
Gli unici nuovi muri costruiti definiscono gli spazi serventi ed una stanza al centro dell’ex laboratorio che produce una tripartizione del volume con la possibilità di avere stanze private e comuni. Una tenda industriale consente di chiuderle mantenendo uno spazio di distribuzione sul lato lungo interno, una botola a pavimento apre verso un ipogeo svelando un’altra quota. La facciata verso il cortile viene ritmata da una sequenza di nuove aperture che mantengono la notevole altezza di quelle esistenti.
Ad una nuova quota viene innestato un soppalco ligneo che attraversa longitudinalmente tutto lo spazio ed infine sbalza affacciandosi sull’ampio volume della casetta; l’elemento aereo accessibile dalla stanza centrale e dalla casetta attiva una serie di relazioni tra i diversi ambienti ampliando le possibilità di comunicazione sia fisica che visiva.
La casetta viene occupata dalla cucina rivolta completamente verso il giardino sua estensione, un oblò circolare aperto sul tetto introduce luce zenitale e la vista diretta del cielo. Lo spazio alla quota inferiore, coincidente in pianta, dà la possibilità di avere una stanza separata dalla sequenza di ambienti soprastante; uno scavo trapezoidale nel giardino produce un patio su cui si affaccia l’interrato alterando le relazioni tra le diverse quote e tra l’interno e l’esterno; è chiuso superiormente da un solaio in grigliato metallico che forma una terrazza in continuità con il piano terreno. Sul fronte della casetta, demolito quasi interamente, viene innestata una vetrata come un corpo esterno sulla muratura, un fuori scala che inquadra il giardino trattato come una stanza a cielo aperto; lungo il muro che lo separa dalla strada è stata aperta una piccola porta di accesso, completamente mimetizzata all’esterno, che attiva un nuovo ingresso alla casa.
Categoria
Riuso / Residenziale
Anno
2018>22
Status
Completato
Sito
Milano, Italia
Area
181 m² abitazione
85 m² giardino
Cliente
Privato
Architetti
MAR Office
Team ITER di Progetto / PDC
Juarez Corso, Paola Mongiu con Elena Giambelli, Laura Grandis, Han Minkyung, Elena Scafidi
Team Direzione Lavori
Juarez Corso, Paola Mongiu
Crediti
Maquette di studio: Han Minkyung
Maquette finale: Matteo Braghin
Fotografie: MAR Office
Consulenti
Strutture, MEP: Marco Medizza
Acustica: Ing. Daniela Mannina
Impresa: Paganoni
Psc: Ing. Pisana
Impianti El: E. Verga
Impianti Id: F. Faverio
Copertura: Nulli
Strutture Legno interna: AB Legno